2009 Progetto Ordinario

Responsabile Scientifico: Giuseppe Micieli

I deficit neuropsicologici sono molto comuni nei pazienti affetti da ictus e possono manifestarsi in diversi domini (Ferro JM, 2001). Hoffmann e collaboratori (2001) riferiscono che il 63,5% dei pazienti mostra almeno un deficit cognitivo: afasia (25,2% dei casi), aprassia (14,5%), disturbi di memoria (11,6%) e deficit esecutivi (9,2%) anche in assenza di deficit neurologici elementari. La presenza dei disturbi neuropsicologici è un fattore prognostico negativo per il buon recupero clinico poichè rende complesso l’intervento riabilitativo (Wade DT, 1992; Wade DT et al, 1986; Kalra L et al, 1997).
La valutazione neuropsicologica nella fase acuta dell’ictus risulta spesso difficile per la mancanza di strumenti diagnostici specifici e sensibili somministrabili al letto di pazienti con un ridotto livello di collaborazione (Riepe et al, 2003). Benchè diversi sintomi neuropsicologici tendano a regredire spontaneamente col tempo, può persistere una disfunzione cognitiva residua che richiede una riabilitazione mirata. Una valutazione longitudinale quantitativa del profilo cognitivo è particolarmente rilevante a causa dell’andamento fluttante di questa patologia.
La valutazione neuropsicologica dei deficit cognitivi in pazienti con ictus acuto e di conseguenza la predittività del recupero o del successo del trattamento riabilitativo permetterebbero una migliore definizione del percorso clinico sin dalla fase acuta nonchè fornirebbero al personale operante presso la stroke-unit (infermieri, operatori della riabilitazione) importanti informazioni cliniche sullo stato cognitivo.
I test neuropsicologici disponibili richiedono lunghi tempi di esecuzione ed un elevato livello di attenzione (Faust & Fogel, 1989). Inoltre la maggior parte degli strumenti brevi sono mutuati dall’ambito della valutazione della demenza e quindi poco specifici per l’inquadramento dei deficit cogniti post-ictus. Il Mini Mental State Examination (Folstein MF, Folstein SE, McHugh PR, 1975) è lo strumento maggiormente utilizzato; la sua validità come strumento di screening per la demenza è riconosciuta (Feher EP et al, 1992), tuttavia risulta poco valido per discriminare i soggetti con ictus cerebrale (Nys GMS et al, 2005).
I deficit cognitivi possono riguardare le funzioni di ragionamento, l’anosognosia, l’afasia e il neglect (SPREAD, 2007, pag. 431), tutte aree determinanti per la riabilitazione e il recupero funzionale. Il MMSE non è abbastanza specifico per individuare questi disturbi cognitivi (SPREAD, 2007, pag 392-393).
Anche la depressione post stroke (PSD) è comune dopo un ictus (Chemerinski et al, 2006). La prevalenza mediana di PSD nella fase acuta è stimata al 19,3% (Whyte E & Mulsant BH, 2002).

Obiettivi principali:
lo scopo del nostro studio è di valutare le funzioni cognitive nella fase acuta dell’ictus usando un nuovo strumento computerizzato (MAPS, Mental Acute Performance in Stroke) confrontato con il MMSE. Valuteremo inoltre come i deficit si evolvono durante sei mesi di follow-up, utilizzando lo stesso protocollo e comprandolo agli esiti di una valutazione neuropsicologica completa.