Come riportato in una recente pubblicazione relativa al progetto MOM-COPE in un campione di più di 150 diadi madre-bambino, si è verificato che lo stress sperimentato dalla donna durante la gravidanza tra aprile e dicembre del 2020 potrebbe influire anche sulle capacità di regolazione del bambino nei primi mesi di vita.  

In questo studio, le donne che presentavano alti livelli di stress durante la gravidanza – e un concomitante ridotto supporto sociale – riportavano anche più elevate difficoltà legate alla genitoralità e un minor senso di legame emozionale al bambino ai tre mesi di età. 

A loro volta, un ridotto senso di legame emozionale ed un alto livello di stress genitoriale a tre mesi erano associati a minori capacità di regolazione nel bambino. Questo significa che nei bambini nati durante la pandemia l’esposizione allo stress potrebbe aver influenzato lo sviluppo delle capacità di essere calmati, di prendere sonno, o di prestare attenzione all’ambiente circostante. 

Si tratta di variazioni che non sembrano superare la soglia di preoccupazione per comportamenti problematici; tuttavia, ci raccontano di come ancora prima di nascere l’ambiente in cui la madre porta avanti la gravidanza diventa parte integrante della storia di vita del bambino. La storia di madre e bambino è quindi un intreccio che sembra non avere una soluzione di continuità: non c’è bambino senza una madre e non c’è madre senza un bambino. E la storia di questa unità sembra essere essa stessa capace di delineare le traiettorie future del loro benessere. Ci possiamo chiedere allora: che storia hanno vissuto i nostri neonati nell’ultimo anno? E come ce ne prenderemo cura?

Infatti, se è vero che lo stress vissuto dalla mamma durante la gravidanza può raggiungere in qualche modo il feto e il neonato contribuendo a definire lo sviluppo del suo comportamento, allora ci si può chiedere quali siano i meccanismi biologici per cui questo accade. Per questo motivo, il progetto MOM-COPE include anche analisi di tipo epigenetico, capaci cioè di rivelare come esperienze di stress possano modificare il funzionamento del DNA nella madre e nel bambino. Nei prossimi aggiornamenti potremo presentare alcuni di questi dati. Nel frattempo, indipendentemente dai meccanismi biologici coinvolti, appare evidente la necessità di considerare come prioritario il potenziamento dei servizi e le azioni di cura della salute materna e materno-infantile prima e dopo il parto. 

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