Dati preliminari in un campione di più di 300 donne che vivevano nelle province di Milano, Pavia, Brescia, Piacenza, Lodi, Cremona, Monza-Brianza, valori più elevati di stress legato alla pandemia erano associati a un più alto rischio di sviluppare sintomatologia depressiva e ansiosa dopo il parto.
La presenza di sintomi depressivi e di alterato stato dell’umore non è riscontro raro e spesso è una risposta fisiologica nella donna dopo il parto – come nel caso del baby-blues. Tuttavia, la percentuale di donne che riportavano elevati sintomi depressivi e ansiosi erano, rispettivamente, 26% e 32% – ben al di sopra dei dati di studi condotti su larga scala in simili popolazioni a basso rischio (rispettivamente, 17% e 15%).
Inoltre, occorre sottolineare come l’esposizione al SARS-CoV-2 – direttamente, con la positività della donna, oppure indirettamente, positività, ricovero o morte di un parente o di un amico – non fosse un fattore significativo in grado di predire il rischio di sintomatologia materna. Al contrario, era proprio la risposta emozionale di stress alla pandemia – preoccupazioni per il contagio, per le restrizioni sociali e le limitazioni all’attività lavorativa – a essere correlato con il rischio di ansia e depressione in queste donne.
Questo risultato ci dice che al di sotto della superficie visibile della pandemia COVID-19, una seconda epidemia, più silenziosa e nascosta, potrebbe essere in atto e prenderebbe la forma di un maggiore rischio di sintomatologia ansioso-depressiva nelle donne che sono diventate mamme durante l’emergenza sanitaria. Si tratta di un aumento del rischio psicologico nelle neo-mamme che non può essere trascurato e che impone una riflessione sulla capacità dei servizi territoriali di salute materno-infantile di raggiungere le famiglie nel periodo successivo al parto e non lasciarle sole, tanto più durante un periodo emergenziale.