
La ricerca per la prevenzione del suicidio negli adolescenti
IL PROGETTO DI RICERCA
Il suicidio è un fenomeno complesso innescato da diversi fattori, anche biologici.
Rilevare i parametri biologici e combinarli con un assessment psicodiagnostico, consente di individuare tempestivamente i pazienti a rischio.
Alcuni studi hanno dimostrato una correlazione tra risposta immunologica, violenza autodiretta e suicidio in presenza di toxoplasmosi.
In particolare, i dati attualmente disponibili rivelano come le vittime di suicidio sembrino avere una “firma infiammatoria” indipendentemente dal tipo di diagnosi psichiatrica e dalla gravità di malattia.
La ricerca BITS (Biomarkers Identifying Tendency to Suicide): detection of biomarkers in adolescents with suicidal ideation or suicidal behaviour for early prevention or intervention, guidato dalla Dott.ssa Martina Mensi della Fondazione Mondino mira ad ampliare i dati della letteratura sulla suicidalità ed è finanziata proprio grazie alle donazioni del 5×1000.
I ricercatori raccolgono dati tramite la caratterizzazione di specifici profili clinici e neurobiologici di pazienti adolescenti con comportamento anticonservativo, per differenziarli da coloro che manifestano solo un’ideazione suicidaria. L’obiettivo è trovare biomarker in grado di identificare precocemente i pazienti a rischio di condotte anticonservative.
Lo studio coinvolge circa 60 adolescenti dai 12 ai 18 anni afferenti all’Unità di Neuropsichiatria della Fondazione.
I pazienti sono suddivisi in tre gruppi: adolescenti che hanno manifestato un comportamento suicidario (tentativo di suicidio concreto, interrotto, o fallito); adolescenti che presentano ideazione suicidaria senza comportamenti suicidari o precedenti tentativi di suicidio; adolescenti che non hanno attuato tentativi di suicidio e che non presenteranno ideazione suicidaria.
COSA ABBIAMO FATTO CON IL 5×1000
Il 5×1000 a Fondazione Mondino ha permesso di condurre uno studio di grande importanza per gli adolescenti più a rischio. L’analisi dei biomarker potrebbe rivelarsi una strategia economica, tempestiva e standardizzata per identificare precocemente i pazienti esposti al rischio di suicidio, per attivare programmi di prevenzione o di trattamento che potrebbero ridurre la durata della malattia e la necessità di ospedalizzazione.

