Il topo di una specie domestica chiamata Agouti ha una caratteristica particolare: un manto di colore giallo e una tendenza a sviluppare obesità e patologie cardiache in età adulta. Possiede uno specifico gene – chiamato, appunto, Agouti – che non è presente in altre specie.
Negli anni Novanta è stato dimostrato come il colore del manto di questi topi – così come il rischio di obesità e di patologia cardiaca – possa essere modificato alterando la dieta materna durante la gestazione. Se la madre assume durante la gravidanza una ricca dieta proteica che contiene acido folico vitamina B12, i topolini hanno un manto più scuro e il rischio di sviluppare condizioni di rischio in età adulta è ridotto. Come è possibile?

La dieta sembrerebbe influenzare in qualche modo l’attività del gene Agouti attraverso una serie di meccanismi biochimici che vengono chiamati “epigenetici” – dal greco, significa “sopra – o oltre – la genetica”. La dieta influenza il funzionamento del gene perché, tramite questi processi, è come se l’attività del gene venisse spenta o inibita. In altre parole, è possibile che almeno una parte del corredo genetico non sia semplicemente ereditata, ma sia modificata attivamente dall’ambiente – considerando la dieta materna come un elemento chiave di tale ambiente.

L’epigenetica è di fatto una serie di processi biomolecolari che riguardano la regolazione del funzionamento del DNA.

I geni, infatti, svolgono una funzione importante per l’organismo, contenendo le istruzioni necessarie a produrre proteine tramite un processo definito “trascrizione”. I fattori che regolano – attivano o spengono – l’attività di trascrizione sono di natura epigenetica e sono altamente sensibili a modificare il proprio funzionamento in risposta agli eventi ambientali.

Oltre la dieta, anche il comportamento di accudimento genitoriale è stato associato, nel topo, a modificazioni epigenetiche osservate nei cuccioli – in particolare a un meccanismo noto come metilazione, un vero e proprio interruttore che può spegnere specifiche porzioni dei geni.
Come nell’uomo, anche nel topo esiste un’ampia variabilità individuale nel modo in cui le mamme si prendono cura del proprio piccolo: ebbene, queste differenze verrebbero immagazzinate dal cucciolo sotto forma di “memoria epigenetiche”, cioè specifiche modificazioni del funzionamento del DNA.

Simili prove sono state raccolte anche nell’uomo. Sappiamo per esempio che traumi vissuti dalla madre durante la gravidanza – per esempio, l’attacco alle Torri Gemelli del 2001 – possono finire sotto la pelle, modificando l’epigenetica del bambino e aumentando le probabilità di difficoltà nello sviluppo successivo. Al tempo stesso, la sensibilità genitoriale, così come interventi di prevenzione e psicoterapici possono controbilanciare queste modificazioni epigenetiche, promuovendo apprendimenti e memorie biologiche “positive”. Più in generale, i genitori sono così importanti anche perché – aiutando i propri bambini a sviluppare significati sul mondo che li circonda – riescono a creare nuovi ricordi biologici di protezione e sicurezza.

Per approfondire: Berretta E et al (2021) https://doi.org/10.1016/j.neubiorev.2021.03.003

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