In occasione del 15 marzo, Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla per il contrasto ai Disturbi del Comportamento Alimentare, il personale della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza di Fondazione Mondino IRCCS indosseranno sul camice un #fiocchettolilla realizzato nell’ambito di un laboratorio riabilitativo sui disturbi restrittivi del comportamento alimentare (anoressia nervosa e disturbi correlati).
I fiocchetti lilla – simbolo della Giornata – sono stati realizzati dalle 16 ragazze ospiti del reparto, di età compresa tra i 12 e 17 anni, che hanno partecipato al laboratorio sotto la guida del team medico composto dalla dottoressa Martina Mensi (neuropsichiatra), dal dottor Luca Capone (psicologo e psicoterapeuta) e dalla dottoressa Maria Sabella (Tecnico della Riabilitazione psichiatrica).
Nell’ambito del laboratorio, le ragazze hanno affidato le loro riflessioni a un suggestivo cartellone illustrato e a una intensa lettera che hanno scritto insieme, indirizzata a “Viola”, immaginaria personificazione della malattia.
“Il laboratorio avviato in occasione del 15 marzo rappresenta un’occasione di riflessione profonda sulla malattia per le ragazze – commenta la dottoressa Martina Mensi coordinatrice del progetto – Nell’ambito del percorso riabilitativo, insieme ai miei colleghi lavoriamo per comprendere e interpretare il significato simbolico che riveste il sintomo alimentare, orientando il nostro intervento alla cura non solo del corpo ma soprattutto della mente e delle dinamiche familiari che possono favorire il suo mantenimento“.
La dottoressa Mensi ha anche partecipato alla stesura del progetto di legge regionale sui Disturbi del Comportamento Alimentare approvato lo scorso 16 febbraio, che mette a disposizione per i prossimi tre anni 1 milione e cinquecentomila euro per promuovere azioni quali il coordinamento della Rete regionale per la prevenzione e la cura dei disturbi alimentar, con interventi in ambito sanitario e sociosanitario e con la creazione di équipe funzionali multidisciplinari multidimensionali.
“Credo che questa legge costituisca un segnale forte nella lotta ai Disturbi del comportamento alimentare – aggiunge la dottoressa Mensi – favorendo interventi sia di prevenzione che terapeutici e soprattutto rimarcando come la cura di queste malattie non possa prescindere da un approccio multiprofessionale e integrato. Il nostro istituto vanta una tradizione pluriennale nella cura dell’anoressia nervosa in età evolutiva e dal 2017 l’Unità di NPI ha allargato la filiera di cura ad interventi in regime di day hospital e ambulatoriali oltre a quello ospedaliero. Sono fiduciosa che con i fondi previsti da Regione Lombardia potremo ulteriormente rafforzare il nostro intervento e la nostra equipe multiprofessionale, anche in considerazione di come l’emergenza COVID19 abbia portato a un’ulteriore crescita dell’incidenza dei disturbi alimentari restrittivi“.
Le segnalazioni di DCA sono infatti quasi triplicate dal primo lockdown a oggi, come recentemente evidenziato dal prof Renato Borgatti, direttore della Neuropsichiatria Infantile di Fondazione Mondino IRCCS, che ha lanciato l’allarme per le conseguenze dell’isolamento sugli adolescenti nel suo intervento all’audizione del Senato dello scorso 24 febbraio.
La lettera delle ragazze in cura alla Fondazione Mondino
Ciao Viola,
ti ricordi delle litigate di mamma e papà? Ti ricordi i commenti durante i pasti o le diete fai da te di mamma? E le indicazioni di papà? e di quando mi sentivo pressata per arrivare prima delle altre all’allenamento o per avere la media del 9? Ti ricordi delle risatine che sentivo mentre passavamo per i corridoi della scuola? Quante cose ci siamo tenute dentro? Tante, troppe. Molte le ferite aperte che con il passare del tempo si sono infettate diventando sempre più gravi ed evidenti.
Poi gli altri hanno iniziato a chiedere: “come mai sei così magra?”, “non hai caldo con quella felpa ad agosto?”, “cosa sono quei graffi sul braccio, sei sicura che sia stato il gatto?”. Ti ricordi Viola, tutte quelle domande, sembravano così preoccupati per Me, ma invece io sentivo che nessuno mi stava davvero accanto come avrei desiderato.
Non era facile chiedere aiuto, perché oramai mi sentivo imprigionata nel bunker dei miei pensieri, dei Nostri pensieri. La mia unica amica si chiamava depressione e mi diceva che ero uno spreco di ossigeno per gli altri che volevano vivere e ho desiderato la morte.
Allora per difendermi ho indossato la mia maschera migliore, da ragazza perfetta, ho iniziato a truccarmi, a vestirmi meglio, per distogliere l’attenzione dalla realtà, nonostante gli altri vedessero una bambola immacolata, dentro la mia testa rimbombavano i pensieri ossessivi: le calorie, il peso, “stai male”, “hai mangiato troppo”, “sminuzza”, “taglia”, “hai mangiato troppo veloce”, “fai in modo che nessuno ti guardi mentre ti stai abbuffando”.
Il mio kit di accessori quotidiano essenziale era lo specchio, la bilancia e l’app conta-calorie. Lo specchio mi ricordava che avevo prosciutti al posto delle cosce anche se, in realtà, erano due stecche da biliardo e le braccia erano come stuzzicadenti. Più i numeri della bilancia scendevano, più mi sentivo felice, ma questa felicità non mi bastava, anzi, mi conduceva a fami ancora del male: non ero mai abbastanza.
E poi sono finita in ospedale… mi sono sentita in prigione. Pensavo di uscire dopo due giorni perché credevo di non essere malata e, come una cavia da laboratorio, continuamente sotto esame, ho perso il controllo su tutto, sul cibo, sul movimento, sulle calorie, sul peso. Subivo le indicazioni mediche come minacce invalidanti di assumere integratori alimentari o l’alimentazione artificiale.
Ogni giorno paragonavo la mia situazione al percorso delle altre ragazze in ricovero con la mia stessa malattia, non vedevo la via d’uscita, finché un giorno ho realizzato che stavo davvero male, un male che si chiama disturbo del comportamento alimentare.
È stato difficile riconoscere la mia malattia, ma poi mi son detta che volevo tornare a casa, riprendere ad avere una vita, migliore di quello che era stata, e, alla fine, mi sono sentita come un piccolo uccello che doveva nutrirsi per spiccare il volo dopo le dimissioni.
Tornata a casa la battaglia non era finita, anzi, ho continuato a lottare per non spegnermi e per essere libera dalle mie paure, fobie e ossessioni. Ho riacceso la fiaccola della mia vita ma sto ancora combattendo.
Ma tu, cara Viola, non mi avrai più con te.
Con molto coraggio ti salutiamo,
Le ragazze in cura alla Fondazione Mondino.