
Centro per la diagnosi e la cura
dei disturbi del comportamento alimentare
Patologie trattate
Il Centro si occupa della cura di:
- disturbi del comportamento alimentare
Ambulatori diagnostici di riferimento e organizzazione
Il servizio si articola in diversi livelli di cura in base alla gravità della sintomatologia presentata dal paziente.
La scheda di triage viene compilata da un medico/psicologo della Fondazione oppure da soggetti invianti esterni appartenenti a servizi pubblici o privati.
I criteri di gravità del triage comprendono parametri medici (per es. BMI, esami ematici, PA, FC, etc.), legati alla nutrizione, alla comorbidità psichiatrica e alla condizione familiare e sociale (i criteri di triage).
I tipi di intervento, oltre al ricovero, sono:
Ambulatorio
- prime visite e visite di controllo.
- Il setting ambulatoriale permette di effettuare il triage in sede di prima visita NPI e di proseguire il follow-up NPI per pazienti con presa in carico presso altri centri.
MAC – Macro attività ambulatoriale complessa
- per pazienti subacuti
- frequenza quindicinale in ambulatorio
- La MAC permette una riabilitazione ambulatoriale con frequenza quindicinale in cui effettuare: visita NPI di controllo + seduta sistemico familiare e visita nutrizionistica + seduta sistemico familiare.
Questo contenitore permette una risposta tempestiva per pazienti all’esordio della sintomatologia e per pazienti in uscita dai percorsi a maggiore intensità di cura. Sono sempre tenuti contatti regolari con gli invianti e la UONPIA del territorio di residenza.
Day Hospital terapeutico
- per pazienti acuti
- cadenza settimanale o bisettimanale
- Il DH a cadenza settimanale o quindicinale permette un lavoro terapeutico intensivo sia psichiatrico che di supporto medico-nutrizionale e dura finché i parametri del paziente non rientrano nei limiti di norma e rendono possibile un passaggio in regime ambulatoriale.
Sono sempre tenuti contatti regolari con gli invianti e la UONPIA del territorio di residenza.
Settimanalmente si svolgono tre equipe dedicate rispettivamente ai pazienti ricoverati, seguiti in DH e ambulatori/MAC finalizzate a discutere, alla presenza di tutti gli operatori, dei casi in carico. Sono avviate supervisioni mensili volte ad approfondire la trattazione dei casi clinici più complessi e riflettere sulle dinamiche di trasfert e controtrasfert nonché per favorire la coesione dell’equipe con uno psicoterapeuta esterno (dott.ssa Riva).
Ricoveri
Ricovero diagnostico
- per pazienti gravi.
- Il ricovero diagnostico di 10-21 giorni è mirato a svolgere l’inquadramento diagnostico sia psichiatrico che medico, a rilevare possibili comorbidità e complicanze, a impostare una eventuale terapia farmacologica e ad avviare un piano nutrizionale che permetta di stabilizzare nel tempo i parametri clinici alterati. Infine, viene redatto il piano terapeutico-riabilitativo con la proposta di presa in carico successiva. Sono sempre tenuti contatti regolari con gli invianti e la UONPIA del territorio di residenza.
Ricovero riabilitativo
- diretto a pazienti gravi non dimissibili alla fine della fase diagnostica.
- Il ricovero riabilitativo permette di avviare una media di 4 settimane di riabilitazione terapeutica intensiva in regime protetto: viene redatto il Piano e il progetto riabilitativo individualizzato e concordati con la famiglia gli obiettivi terapeutici da raggiungere nel periodo di ricovero sia per quanto riguarda parametri medici che psichiatrici.
Modalità di presa in carico

Equipe
L’equipe lavora all’interno della Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile (Direttore: prof. R. Borgatti) e si avvale di medici, psicologi, infermieri e terapisti della UOC. Di seguito vengono precisate le figure con un ruolo di riferimento rispetto agli interventi erogati al Centro DCA.
- Medico Neuropsichiatra Infantile: Dott.ssa M. M. Mensi
- Medici Neuropsichiatri Infantili in formazione: a turnazione
- Psicologo-Psicoterapeuta: Dott. L. Capone
- Psicologo-Psicoterapeuta a contratto (terapia familiare sistemica): Dott.ssa A. Busca, Dott.ssa E. Zerbi
- Psicologo-Psicoterapeuta in formazione (terapia individuale): Dott.ssa C. Bulgari, Dott.ssa F. Maressa, Dott.ssa M. Mastrangelo, Dott.ssa V. Mangione
- TERP/educatori: referente Dott.ssa M. Sabella
- Nutrizionista: Dott.ssa M. Sciarrabba
- Dietologo consulente: Dott. E. Cereda
- Infermiere: referente dott.ssa F. Bocchino
- OSS: referente dottor S. Di Gregorio
Modello assistenziale
Il nostro modello nell’approccio ai disturbi del comportamento alimentare è psicodinamico, evolutivo, integrato e partecipato:
- psicodinamico: accompagniamo il paziente in un percorso introspettivo di crescita personale, alla scoperta dei propri sentimenti ed emozioni.
- evolutivo: interpretiamo i disturbi del comportamento alimentare in rapporto ai compiti di sviluppo che caratterizzano le differenti fasi dell’adolescenza.
- integrato: lavoriamo per la cura del paziente in equipe multiprofessionale, composta da diversi specialisti indiscipline mediche, psicologiche, sociali e riabilitative che operano in sinergia.
- partecipato: coinvolgiamo la famiglia del paziente in modo continuativo, sia in fase di consultazione, sia di eventuale presa in carico terapeutico-riabilitativa.
L’Offerta che da subito viene proposta ai giovani pazienti è di costruire un’alleanza con il sintomo considerando l’importanza e la solennità del suo valore simbolico, ovvero la sua ricchezza di significati emotivi, affettivi e relazionali.
Nel nostro modello di intervento la costruzione del progetto terapeutico e riabilitativo prende avvio dalle prime fasi del lavoro psico-diagnostico che ha come finalità la ricostruzione storica del contesto di vita del paziente, la definizione dello sviluppo e del funzionamento psichico e l’indicazione ad un’eventuale terapia farmacologica in caso di comorbidità.
I colloqui iniziali con il paziente affetto da DCA e con i suoi genitori sono fondamentali, innanzitutto, per accogliere la domanda con cui si presentano al nostro centro. Il protocollo clinico-testale di diagnosti comprende colloqui liberi e interviste strutturate o questionari autosomministrati; i test proiettivi, inoltre, sono utili a cogliere le rappresentazioni e i vissuti più profondi che la potenza delle difese messe in atto non consente di intercettare attraverso i colloqui individuali aperti.
Se assumiamo le ipotesi che una patologia così grave come il DCA sia destabilizzante per il funzionamento famigliare e che a contribuire alla costruzione e al mantenimento del sintomo vi siano anche delle potenti dinamiche affettive e relazionali originate e sviluppate all’interno della famiglia, non è possibile realizzare un lavoro clinico efficace, senza la partecipazione attiva al lavoro diagnostico da parte di entrambi i genitori. Il nostro modello prevede che i genitori siano coinvolti in modo massiccio e continuativo sia in fase di consultazione, sia di eventuale presa in carico terapeutica, e prevede, altresì, che ciascuno possa vedersi ricollocato nella propria dimensione e dare voce al proprio sistema di rappresentazioni specifiche.
Nel nostro centro il lavoro sulla famiglia ha una doppia valenza, sia clinica sia di ricerca, mediante l’applicazione dello strumento LTPc (gioco triadico di Losanna) possiamo osservare le dinamiche diadiche, triadiche e di coppia in modo da definire il tipo di alleanza familiare, il livello di funzionalità/disfunzionalità e il tipo ci coparenting.
Al termine della fase diagnostica, viene formulata la diagnosi in accordo con i criteri DSM e si rimanda alla famiglia l’esito del bilancio evolutivo che traduce i comportamenti sintomatici in significati affettivi, fonda l’alleanza che permette l’avvio della fase terapeutico-riabilitativa permettendo la formulazione di una proposta terapeutica mirata.
Il progetto terapeutico-riabilitativo si definisce, quindi, a partire dai temi emersi dalla fase psicodiagnostica.
Il percorso di psicoterapia individuale, si focalizza sul processo di separazione-individuazione, sul processo di mentalizzazione del corpo sessuato e la sua integrazione psichica, sulla definizione e costruzione dell’identità di genere femminile, sul rapporto con i pari, sull’integrazione degli aspetti scissi. In quest’ottica il processo terapeutico non va inteso come cura ma come sostegno al processo di soggettivazione.
Per quanto riguarda il sostegno ai genitori, il centro dell’interesse clinico è il ruolo genitoriale e il coparenting.
Infine, l’intervento di psicoterapia famigliare prevede la presa in carico del nucleo famigliare dei pazienti, cioè la triade e la eventuale fratria. Nello spazio familiare è possibile, con un approccio sistemico relazionale, intervenire in modo strutturato e diretto sulle dinamiche emotive e relazionali disfunzionali del nucleo familiare che nel tempo si sono organizzate intorno al DCA.
In affiancamento alla presa in carico psichiatrico-psicologica, c’è la riabilitazione nutrizionale in cui al nutrizionista viene demandato l’incarico di occuparsi della valenza concreta del sintomo con l’obiettivo di sostituire progressivamente i pattern alimentari disordinati e patogeni con un normale, naturale e sano rapporto col cibo
L’educatore/TRP con la partecipazione del nutrizionista svolge, inoltre, il pasto assistito: l’assistenza al pasto prevede che personale adeguatamente formato affianchi il paziente, utilizzando diverse strategie al fine di consentirgli di affrontare e superare gli ostacoli, le ansie e le paure che gli impediscono un’assunzione adeguata di nutrienti in termini di quantità, qualità e modalità.
Nel lavoro di riabilitazione psichiatrica individuale o di gruppo, l’educatore e il TRP attraverso esperienze di sperimentazione, aggregazione, confronto e scontro anche all’interno della dimensione del gioco e del divertimento, contribuiscono a trasformare l’esperienza soggettiva in consapevole, intenzionale e programmata, favorendo in tal modo allo sviluppo di nuove modalità di rapporto, maggiormente aderenti alla realtà e al contesto in cui si vive.
Infine, si cerca di modulare in modo funzionale l’investimento scolastico per favorire stili di apprendimento adeguati tramite il continuo contatto con i docenti e lo strumento del piano didattico personalizzato (PDP). In reparto, sono possibili lezioni individuali con i professori della “scuola in reparto”.