AIFA 2016

Responsabile scientifico: Fabio Blandini

 

Razionale ed obiettivi

La fragilità è una condizione a carattere sistemico, associata con l’età, la quale può presentarsi in assenza di specifiche patologie e che può avere un impatto negativo sulla salute del soggetto. Tra il 7 e il 16,3% degli individui sopra i 65 mostra segni di fragilità e la frequenza di tale condizione può raggiungere il 45% dopo gli 85 anni. La gestione di tale condizione è particolarmente critica ed è ulteriormente complicata dalla presenza di comorbidità, con un impatto economico crescente sulla sanità pubblica.

Gli individui fragili mostrano un malfunzionamento di differenti sistemi fisiologici che li rende particolarmente vulnerabili. Differenti alterazioni biochimiche e fattori immunologici, biomolecolari e genomici giocano un ruolo chiave in questa condizione. A ciò si associa la presenza in questi soggetti di prescrizioni farmacologiche inappropriate, un fenomeno che può amplificare il problema generando una condizione di “fragilità farmacologica”.

Un numero sempre crescente di evidenze suggerisce che l’instabilità genomica, derivante da difetti nei sistemi di riparazione del DNA, possa innescare una cascata di alterazioni correlate con l’età che possono avere un impatto negativo sull’omeostasi cellulare, predisponendo alla condizione di fragilità. Inoltre, anomalie a carico di tale sistema di riparazione sembrano predisporre allo sviluppo di patologie neurologiche associate all’invecchiamento, quali la malattia di Parkinson: la maggior parte dei sintomi caratteristici del “fenotipo fragile” (passo rallentato, fatica, livelli ridotti di attività fisica) sono presenti anche nei soggetti affetti da malattia di Parkinson, la quale può essere considerata un prototipo di sindrome geriatrica.

L’obiettivo generale del presente studio è identificare potenziali biomarcatori associati alla condizione di fragilità e chiarire la loro relazione con la condizione di “fragilità farmacologica”.

L’obiettivo primario è verificare la validità del DNA libero, circolante nel sangue (cfDNA), come potenziale biomarcatore della condizione di fragilità associata all’invecchiamento.

L’obiettivo secondario è la fenotipizzazione dal punto di vista genomico, biomolecolare ed immunologico dei soggetti anziani fragili e comprensione di come queste caratteristiche possano: predisporre allo sviluppo di condizioni neurologiche legate all’invecchiamento (es. malattia di Parkinson); essere influenzate dalla terapia farmacologica a cui questi soggetti sono sottoposti.

 

Risultati attesi

Il risultato atteso è l’identificazione di marcatori biologici specifici che identifichino fragilità associata all’invecchiamento e che inoltre correlino con fragilità farmacologica, rivelando quindi terapie inadatte.